Usiamo Massimo Cacciari per farci due risate miserabili sentendolo parlare dell’Antigone (sbrocca in tv, ah ah, che buffo) e Lino Banfi per rappresentare la cultura italiana nel mondo (non sono plurilaureeto, non mi chiamo fifì). E quel coglione lo chiama “Maestro”, senza alcuna ombra di ironia, perché questi sono i maestri che ci meritiamo, gli unici che riconosciamo.
Maestro: dovrebbe indicare rispetto, distanza. Quale parola è mai stata più bella di “Maestro”? Ora per essere chiamato così basta aver spiato Edwige Fenech dal buco della serratura. A furia di intitolare film “Vieni avanti cretino” ne sono venuti avanti 60 milioni. Allenatori nel pallone, che nel pallone hanno mandato tutto la squadra, tutta lo stadio e soprattutto il tipo che vendeva le bibite tra gli spalti. Persino lui si è convinto di avere una qualità incredibile, che lo rendeva unico: una mediocrità stellare, visibile ad occhio nudo sin dai Bastioni di Orione. Alieni intelligenti potrebbero usarla per localizzare il nostro pianeta e invaderci dallo spazio, se non fosse che – essendo intelligenti – preferiscono mantenere anni luci di distanza da una specie così stupida.
Italiani, non c’è buca abbastanza profonda per sotterrarci di vergogna. La patria è sopravvissuta ai carri Tigre dei nazifascisti, ed è invece morta di colpo per via di questa meningite fulminante di idiozia. Togliete gli specchi dalle vostre case, dimenticavi del vostro viso, della vostra forma, lasciate che l’oblio inghiotta i nostri lineamenti, dissolvetevi nelle palude della storia: sparite, spariamo tutti per sempre. Servirebbe una legge sul fine vita nazionale per permettere alla nostra dignità di cessare di soffrire. Non l’abbiamo: preghiamo solo che l’irreversibile agonia finisca presto. Staccate la spina.